IL SIGNIFICATO MITOLOGICO DEGLI ASANA
Trikonasana, Natarajasana e Bhujangasana:
scopri il senso profondo di alcune delle posizioni yoga più praticate
Come si può intuire dai loro nomi, che rimandano ad animali, divinità o piante, le posizioni dello yoga (chiamate asana) hanno uno stretta relazione con la mitologia induista: eseguire un'asana significa rappresentarne attraverso il corpo determinati episodi, impersonarne i protagonisti e assumerne caratteristiche e qualità (ad esempio la forza, l'energia, l'equilibrio, ecc.): non si tratta solo di un atto fisico, ma anche di un vero e proprio atto di immedesimazione che ci fa superare la nostra dimensione strettamente personale conducendoci verso una maggiore consapevolezza. Conoscere la simbologia di un'asana può quindi aiutare a coglierne il significato più profondo, migliorando la nostra pratica e ampliando l’orizzonte della comprensione. Vediamo insieme alcune celebri asana e il loro legame con la mitologia.
Trikonasana - l'equilibrio tra maschile e femminile
È una delle asana più celebri, immancabile in ogni lezione di yoga. Trikona in sanscrito significa triangolo, la forma universalmente considerata simbolo di proporzione e stabilità. Eseguendo trikonasana, infatti, il nostro corpo realizza tre triangoli: uno alla base e due sovrapposti, perfettamente poggiati sul piano della colonna vertebrale. L'unione di questi due triangoli, uno con la punta rivolta verso l'alto e uno verso il basso, rimanda nella simbologia induista all'equilibrio tra la componente maschile e quella femminile, tra la forza infuocata di Shiva e la potenza generatrice di Shakti. La loro sovrapposizione è sinonimo di stabilità, unione, armonia.
Il triangolo, inoltre, evoca con le sue tre punte la trimurti, l'espressione triplice della divinità composta da Shiva, Brahma e Vishnu, e rappresenta l’elevazione dal piano puramente fisco al piano spirituale.
Natarajasana - la danza che scuote l'universo
Shiva è la divinità che con la sua danza cosmica fa tremare l'intero Universo, dando il via alla trasformazione che lo condurrà verso un nuovo ciclo vitale: per questo è conosciuto anche come Nataraja, il Signore della Danza. Quest'ultima è intesa come un atto sia di distruzione, sia di creazione, che risveglia le energie latenti e le libera verso il mondo esterno, plasmandolo. Solo così, dalle ceneri di ciò è stato distrutto, può sorgere una nuova realtà, in un incessante ciclo di morte e rinascita. Shiva costituisce, infatti, tra le tre divinità della già citata trimurti, il dio della distruzione (Brahma è invece il creatore dell’Universo e Vishnu colui che lo conserva). Praticando Natarajasana impariamo a lasciar andare le nostre paure ed abbracciare il cambiamento, nella consapevolezza che tutto muta e si trasforma.
Bhujangasana – energia e sostegno⠀
Bhujangasana è la postura del cobra, un animale che nell'immaginario occidentale si associa generalmente a concetti negativi, a qualcosa di oscuro, minaccioso. Nella tradizione indiana, al contrario, si tratta di una figura positiva: ciascuno di noi porta dentro di sé un "serpente" femmina chiamato Kundalini (letteralmente "arrotolata"), che rappresenta la nostra energia vitale. Kundalini giace addormentata alla base della nostra colonna vertebrale ed è nostro compito risvegliarla attraverso un percorso di ricerca che la porti a risalire simbolicamente fino alla nostra testa, rendendoci consapevoli delle nostre potenzialità. Il serpente, che a livello macrocosmico prende il nome di Ananta (“infinito”), è anche la base e l'asse che supporta il mondo, assicurandogli stabilità ed equilibrio, è il giaciglio su cui il dio Vishnu riposa serenamente nel suo sonno cosmico (Yoganidrâ), mentre la dea Lakshmi lo sorveglia. Infine questo animale rimanda ancora una volta al dio Shiva, raffigurato con serpenti avvolti attorno al collo, alle caviglie, ai polsi, ed è simbolo di trasformazione, cambiamento e saggezza. Bhujangasana, come postura yoga, riassume in sé tutti questi aspetti.
